Nel lontano e non sospetto 2009 ho già scritto un articolo sui Bitcoin. Non tanto dal punto di vista di economista (non lo sono), quanto da marketing designer, curioso dei modi di comunicare ed acquistare merci e servizi.
Per questo ho trovato molto interessante questo articolo della ricercatrice Primavera De Filippi.
Prima di parlare di Blockchain, prova a considerare i comportamenti di alcuni “giganti di internet” quali Google, Facebook, Uber o Airbnb… hanno una cosa in comune: sono legati al contributo dei singoli utenti, che generano valore all’interno delle loro piattaforme.
Negli ultimi 20 anni l’economia, infatti, si è spostata progressivamente dal modello che prevedeva una grossa organizzazione centralizzata, dove le grosse aziende (spesso con una posizione dominante) offrivano dei servizi a gruppi di consumatori passivi ad uno più libero e decentralizzato.
Oggi lo scenario è decisamente orientato alla decentralizzazione, dove le grosse aziende hanno il compito di aggregare le risorse di più persone per offrire un’esperienza decisamente più attiva ai consumatori. Questo cambiamento ha portato alla nascita di una nuova generazione di aziende, sempre più “de-materializzate” che non richiedono uffici fisici, strutture e (a volte) nemmeno impiegati.
Il problema di questo modello di business è che, in molti casi, il valore prodotto dalla “gente” non si ridistribuisce in modo equo verso tutti quelli che hanno contribuito a crearlo; tutti i profitti, infatti, sono catturati dai grandi intermediari che gestiscono le piattaforme!
Di recente, tuttavia, è emersa una nuova tecnologia che potrebbe (potrebbe!) cambiare le cose. Blockchain (se non sai cos’è Blockchian leggi questo articolo in inglese) è un sistema che facilita gli scambi di valuta senza il bisogno di intermediari.
E l’aspetto più rivoluzionario di Blockchain (distruptive in gergo J) è che il software opera in piattaforme sicure e decentralizzate. Quindi con blockchain non serve più un unico, grande server decentralizzato: il software opera in un network peer to peer che non è controllato da nessuno.
Le applicazioni basate su blockchain possono essere usate per coordinare un enorme numero di singoli individui, che si organizzano tra loro senza l’aiuto di terze parti. In effetti la blockchain technology significa che le singole persone possono interagire direttamente tra loro, autonomamente in modo sicuro, decentralizzato e… non controllato!
Ci sono già parecchie applicazioni che possono utilizzare il sistema blockchain. Akasha, Steem.io o Synereo – per esempio – sono dei social network simili a Facebook, ma senza una piattaforma centralizzata.
Quindi, invece di essere gestiti da un grosso operatore che gestisce il network e decide quali contenuti possono o non possono essere mostrati (con algoritmi segreti per altro), queste piattaforme funzionano in modo decentralizzato, aggregando lavori di singoli gruppi di peers che si coordinano tra loro sulla base di un unico codice di base del sistema blockchain.
Le persone devono pagare dei costi “micro” per postare, contribuendo così allo “stipendio” di chi in giro per il mondo implementa e gestisce la piattaforma. A loro volta i “contributors” ricevono un piccolo guadagno tanto più alto tanto più il loro messaggio postato si diffonde nel network.
Allo stesso modo, OpenBazaar è un market place decentralizzato, molto simile a eBay o Amazon, ma che opera indipendentemente da un unico intermediario. La piattaforma è collegata al sistema BlockChain per assicurarsi che venditore e acquirente interagiscano direttamente l’uno con l’altro, senza un ente centralizzato che li controlli.
Ognuno è libero di registrare un prodotto sulla piattaforma, che diventa subito visibile a tutti gli utenti connessi al network. Una volta che l’acquirente fissa il prezzo per quel prodotto, un “Escrow account” è creato in bitcoin blockchain e richiede due delle tre persone (es. l’acquirente, il venditore o una terza parte potenziale) per accordare il trasferimenti in bitcoin (questo si definisce “Multisignature account”).
Una volta che il compratore ha autorizzato l’addebito sull’account, il venditore invia il prodotto richiesto; dopo aver ricevuto il pacco, il compratore “sblocca” l’importo dal “escrow account”.
Solo se ci fossero delle difficoltà tra le due parti allora si può ipotizzare l’intervento di una terza parte (es. un “arbitrator”) che decide se rilasciare o meno il pagamento oppure restituire i bitcoin al compratore.
Esistono già anche sistemi di noleggio auto decentralizzati, come Lazooz o ArcadeCity, che operano in modo simile a Uber, ma senza un operatore centralizzato. Queste piattaforme sono governate solo dal codice blockchain, progettato per un’interazione peer to peer tra Autista e passeggero.
In pratica la piattaforma rilascia il pagamento all’autista per aver contribuito alla stessa. Più autisti contribuiscono, più avranno benefici dalla piattaforma e presenza con la loro attività.
Il sistema blockchain aiuta l’emerge di queste nuove forme di attività, che non sono solo dematerializzate o decentralizzate. Queste organizzazioni non hanno CEO o direttori, nessuna struttura gerarchica. Sono amministrate collettivamente, da tutti gli individui che interagiscono sul sistema blockchain.
C’è un punto importante: non confondere i tradizionali modelli di “crowd-sourcing” (ne avevo parlato nel mio libro…) dove le persone contribuiscono allo sviluppo di piattaforme, ma non beneficiano del successo di queste. La Blockchain technology può rendere ancora più “cooperativi” i sistemi di crowd-sourcing dove ci si identifica sia come contributors che come shareholders della piattaforma.
Con questa nuova opportunità per incrementare la cooperazione, allora l’economia si può realmente definire “sharing economy”, non controllata da grossi intermediari, ma governata “da” persone e non “per” le persone.
Ok, fermati un attimo. Non c’è nulla di nuovo in fondo? Quante volte hai sentito questa promessa? Non doveva essere internet a ridurre le differenze tra le aziende e le grosse multinazionali? Tuttavia nel tempo, la promessa e il sogno della nascita e diffusione di internet è sbiadita mano a mano che i grossi nomi hanno preso il controllo del mondo digitale.
Con il sistema Blockchain si prospetta una nuova opportunità per rinnovare quelle promesse. L’opportunità è di sovvertire il sistema gerarchico “dall’alto in basso” con un sistema di “cooperazione orizzontale”, per un futuro migliore dove ognuno viene ricompensato proporzionalmente in base ai suoi sforzi e alla sua contribuzione.
Nulla di tutto questo può essere garantito. Come scrivevo sopra, anche internet si è evoluto dalla estrema decentralizzazione delle infrastrutture ad una sempre più forte struttura centralizzata controllata da pochi – enormi – aziende. Quindi, anche per BlockChain c’è il rischio che crei altri “giganti”… con internet abbiamo già perso un’opportunità!
Se, come società, si vorrà adottare una reale “sharing economy” dove gli individui sono ricompensati in modo equo rispetto ai loro sforzi, allora starà a noi adottare questa tecnologia, esplorare le opportunità che offre per un modo dove numerose e diffuse applicazioni impediscano la formazione di “giganti del blockchain”.
Sono riflessioni su un futuro interessante, da capire e, perché no, adottare in una strategia marketing che sia “cosciente” dell’evoluzione del mercato. Magari non così “distruptive” come si augurano gli sviluppatori decentralizzati di BlockChain, tuttavia è il risultato evidente di un’evoluzione sociale che non può ignorare chi si occupa di marketing!
Se vuoi saperne di più, contatta Gianni Vacca.